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YOGA PER VATA

Questo Yoga è caratterizzato da lentezza, rilassamento, rallentamento. Prima di praticarlo è importante fare qualche minuto di rilassamento anche in piedi, concentrandosi sul respiro. Le persone Vāta hanno tanta ipersensibilità, tanta iperattività, non si fermano, per questo per prima cosa è necessario farle rilassare, far prendere loro consapevolezza del respiro, consapevolezza del corpo. Una volta diventate calme, tranquille, allora possono praticare Yoga.

 

Questo testo è tratto da una lezione svolta con il Dr Rajesh, vaidya e insegnante di Yoga.

Il testo è puramente a carattere culturale ed evidenzia le interessanti connessioni tra lo Yoga e l'Ayurveda.Ogni asana e suggerimento non è da praticare o da ripetere se non su prescrizione medica o dopo il consulto con un esperto.


Yoga per Vāta: caratteristiche


A differenza di ciò che accade per lo yoga per kapha e lo yoga per pitta, Lo Yoga per Vāta è caratterizzato da lentezza, rilassamento, rallentamento.
Prima di praticarlo è importante fare qualche minuto di rilassamento anche in piedi, concentrandosi sul respiro.
Le persone Vāta hanno tanta ipersensibilità, tanta iperattività, non si fermano, per questo per prima cosa è necessario farle rilassare, far prendere loro consapevolezza del respiro, consapevolezza del corpo.

Una volta diventate calme, tranquille, allora possono praticare Yoga.


Nello yoga per Vāta sono indicate le posture stabili. 


Ogni volta che cambiamo le posture è molto importante fare 20–30 sec. di pausa, concentrandosi sul respiro, per prendere consapevolezza della circolazione, delle diverse parti del corpo, dei muscoli.

Non dimentichiamoci che non possiamo vincere la velocità con la velocità.

I soggetti Vāta hanno tanta ipersensibilità, tanta iperattività e quindi è necessario calmarli per vincere questa iperattività. È importante creare e sviluppare la consapevolezza.

Normalmente quando le persone Vāta sono stressate vanno a correre, a fare palestra, a fare 30 – 40 vasche in piscina, a fare tante attività dinamiche, pensando che questo sia benefico, invece naturalmente si stancano, consumano tutta l'energia, si scaricano, ma la loro velocità, la loro ipersensibilità rimane nascosta all'interno.


Con le persone che hanno un Vāta molto alterato 1h di attività non è sufficiente (anche perché difficilmente arrivano puntuali, di solito sono in ritardo di 5–10 min., poi al termine dei trattamenti scattano come molle), l'ideale è fare 1 h di Yoga individuale seguito da 1 h di trattamenti (massaggi), perché solo in questo modo riescono veramente a calmarsi e a rilassarsi. (Subito dopo la doccia non va fatto lo Yoga, dopo mezz’ora sì, perché la temperatura del corpo si equilibra.

 Lo Yoga crea armonia di sé.

Con la partecipazione le persone possono rilassarsi. 

Approccio con i soggetti Vāta 

Bisogna presente che mettendo i soggetti Vāta e Kapha subito di fronte a ciò di cui hanno più bisogno c'è il rischio di allontanarli, di farli fuggire, con la naturale conseguenza di un magro risultato in termini di benefici.

Ad un Kapha conviene proporre inizialmente dei trattamenti Udvartana, Pinda Sveda, per lavorare sul suo metabolismo, incominciando quindi a dargli un insegnamento, un accompagnamento, anche se in modo passivo, poi è più facile che accetti di fare ciò di cui ha più bisogno (movimento, mangiare poco, ecc.).

Con un Vāta conviene iniziare con dei sarvabhyanga, degli shirodhara, per rallentarlo un po' ed aiutarlo a riequilibrarlo, a quel punto può essere più pronto per attività come la meditazione che invece gli riuscirebbero impossibili nel momento in cui è più alterato. Ricevendo il sarvabhyanga dopo aver fatto Yoga diminuiscono anche eventuali tensioni, contratture che la persona può avvertire dopo aver eseguito delle posture. È importantissimo concentrarsi sulla respirazione, sulla consapevolezza del respiro, sull'espansione del respiro: la prima lezione (che non è né lenta né veloce e nessuno ha difficoltà ad eseguirla) deve consistere sempre nelle tecniche respiratorie, spiegando bene alla persona come deve respirare. 

 

 

Yoga per Vāta: Saluto al sole (Surya namaskar)


Ne esistono diverse varianti. Abbiamo praticato un metodo speciale, specifico per Vāta, costituito da 1 ciclo di 12 posture. Vāta non deve farne molti cicli. 

Il surya namaskar è il re degli asana. È molto potente. Fatto con l'OM, con il bija mantra, con la preghiera al sole, è molto potente, lavorano tutti gli organi, tutti i sistemi del corpo. È molto profondo.


Per Vāta ne vanno fatti 1 – 2 cicli, molto lentamente.
 
Per la concentrazione e per la meditazione utilizziamo i pancamahabhutas
 
Vāta: acqua ferma (lago), fuoco e terra (possiamo immaginare montagna, albero, roccia)
 
Akasa: spazio, cielo
 
Vāyu: aria, vento, nuvole bianche in movimento (hanno le caratteristiche dell'aria, si muovono, hanno leggerezza) o fumo bianco
 
Le persone Vāta hanno difficoltà a concentrarsi. Possono fare meditazione, ma non per lungo tempo. Gli vengono sempre tanti tipi di pensieri, diventano più nervosi, vogliono litigare, vogliono sopprimere questo, ma questo gli dà fastidio. Con la meditazione e la concentrazione devono rilassarsi, lasciar andare senza sopprimere, lasciare che i pensieri scorrano. Possono meditare e concentrarsi con i colori caldi (rosso, arancione), umidi (come senso di gocce, es. blu, che non danno secchezza agli occhi), calmanti (es. rosa) e pacificanti.
 
Dopo che la persona ha fatto Yoga deve essere più calma, tranquilla, più concentrata, più stabile, deve provare senso di calore e una pace interiore. L'ideale è che la persona prenda consapevolezza, ma se durante il rilassamento la persona Vāta si addormenta va bene ugualmente, va lasciata dormire (è difficile che la persona Vāta riesca a rilassarsi fino al punto di addormentarsi). Se non è cambiato niente (ha la stessa agitazione che aveva prima di fare 1 h, 1h e ½ di Yoga) significa che non è stato fatto bene.
 

Meditazione per Vāta

 
Per iniziare la meditazione sono necessari 4 requisiti fondamentali:

  • posto tranquillo (un luogo dove non ci sia rumore, persone che parlano o macchine che passano, può trattarsi di una stanza, il posto riservato alla preghiera, un angolo della casa, un bosco), in silenzio oppure con musica rilassante, strumentale o in un ambiente a contatto con la natura (con gli uccellini che cantano, l'acqua che scorre vicino, la vegetazione, etc.);

  • postura comoda e stabile (da mantenere per 20 min. senza muovere nessuna parte del corpo; il corpo va preparato gradualmente ad immobilizzarsi, aumentando ogni volta di 2 – 3 min., in modo che dopo 2 o 3 settimane sia in grado di rimanere immobile per 20 min., pensando a qualsiasi cosa, non importa si tratti del respiro o altre cose, va bene un film, un episodio, ecc.). Nel caso in cui si provi prurito bisogna fermarsi, altrimenti si rischia di passare tutti e 20 i min. a grattarsi, senza fare altro, nonostante nessun prurito passi grattandosi. La posizione può essere quella del diamante, sukhasana, ottima è quella del fiore di loto, in cui la colonna vertebrale rimane diritta (chi soffre di mal di schiena può appoggiarsi alla parete o sedersi sulla sedia); praticare ogni giorno alla stessa ora e nello stesso posto (la continuità è molto importante); 

  • atteggiamento passivo. Quando iniziamo a meditare compaiono tanti elementi di disturbo, nella mente si affollano tanti tipi di pensieri; lo Yoga dice che rimangono a livello superficiale, la persona si innervosisce, cerca di contrastarli, ed essi disturbano maggiormente; mettendo in atto un atteggiamento passivo, lasciando che i pensieri vengano e vadano in modo naturale, magari prima abbiamo 50 pensieri, poi diventano 30, poi lentamente sempre meno. Non dobbiamo preoccuparci, è normalissimo avere tanti pensieri che disturbano la concentrazione.
  • strumento iniziale es. recitare qualche mantra (om, so ham, om namah shivaya, gayatri mantra, ecc.) oppure concentrarsi sul respiro, prendendo consapevolezza dell'energia che entra ed esce.